martedì 19 marzo 2013

Burgo: una comunità che combatte è una Causa che vince

In seguito all'annuncio del corteo da parte degli operai della Cartiera Burgo previsto per giovedì 21 marzo, vogliamo rinnovare l'impegno, per quanto le nostre forze ce lo consentano, di promuovere l'iniziativa di solidarietà che ha già visto l'adesione di più di ottomila cittadini di Mantova e provincia.
Sostenere la petizione significa prendere coscienza di un problema culturale che attanaglia l'Italia, significa denunciare l'irresponsabilità della gestione padronale delle fabbriche e significa riaffermare con forza che il lavoro è uno strumento che deve dare a tutti e a tutte i mezzi per una vita ricca di opportunità e ad un'esistenza felice (e fin quando non sarà tale avremo il diritto di chiamarlo sfruttamento).
Vedere come queste centottantotto persone sono (state) trattate, e ogni giorno altre nuove aziende annunciano il trasferimento o la chiusura, ci fa temere che il lavoro altrui sia visto solo come un limone da spremere e da gettare quando non se ne ha più bisogno. Questo si chiama sfruttamento e non può, in alcun modo, lasciarci indifferenti.

Perchè la crisi la deve pagare chi l'ha creata;
perchè il lavoro sia appropriazione del sapere e non sfruttamento;
perchè gli studenti di oggi sono i lavoratori di domani;
perchè tutte le lotte sono la stessa lotta


- FIRMA E FAI FIRMARE LA PETIZIONE PRESSO L'ARCI 1 MAGGIO E L'ARCI CASBAH -

Una comunità unita che combatte è una Causa che vince!

giovedì 7 marzo 2013

San Benedetto Po, provincia di Ferrara: storia di un (dis)servizio pubblico pt.2

[segue da qui]

Senza un nostro reale e concreto impegno quotidiano, all'orizzonte non si profila nessuna mente illuminata in grado di attuare quell' "inversione di tendenza" anche culturale, richiesta da questo periodo storico oltre che dal buon senso: la benzina si compra a peso d'oro, una linea ferroviaria nazionale per un quinto non ancora elettrificata, negli ultimi quattro anni gli abbonamenti annuali hanno subìto aumenti anche di trecento euro e di questa cifra si potrebbe disporre per potenziare linee per il beneficio di tutti. Insomma, nessun gesto ancora per provare a placare quel polverone sollevato dagli studenti tra settembre e oggi passando anche per il 14 novembre europeo contro la catastrofica austerity, che come primo effetto cancella i nostri diritti tra cui quello alla mobilità.

Mobilità, che diventando (semi)privata permette ai dirigenti di TPER di spremere i lavoratori e prendere in giro i cittadini, ma che costa quasi il doppio (9 cent) al km di Trenitalia (5 cent) per non parlare delle carrozze senza bagni, risalenti agli anni '70. I problemi non vengono mai soli e la cecità delle amministrazioni si rivela ancora una volta all'avanguardia con la notizia del comune di Mantova che, dopo aver presieduto alla scissione tra la gestione autobus e quella dei parcheggi, senza uno straccio di proposività per migliorare la condizione dei pendolari, ha pensato bene di aumentare anche il numero dei parcheggi a pagamento per provare a spremere il più possibile questa satura situazione di mobilità privata, senza peraltro creare alcuna soluzione coscenziosa o di lungo periodo.

Non è una novità che il comportamento delle amministrazioni socie di Apam e del suo cda sia da bocciare, non stupisce più che a queste società miste pubblico(nel nome)- private(nei fatti) prema di più il fare cassa che la garanzia di un servizio-diritto, ma certo arrivati a questo punto non possiamo più pensare che sia tollerabile rimanere con le mani in mano perchè tagliare il diritto alla mobilità significa tagliare il diritto all'istruzione e al lavoro, perchè i tagli fanno in modo che, a lungo andare, i trasporti li usi solo chi se se li può permettere, diventando un privilegio .

 È già iniziata una raccolta firme nelle scuole, e l'Oltrepò con i disagi legati al ponte non può stare a guardare: perciò con questa nota aderiamo al presidio indetto da Network Studentesco per sabato 16 marzo, ore 16.30, in p.zza Mantegna a Mantova. A breve maggiori informazioni.

mercoledì 6 marzo 2013

San Benedetto Po, provincia di Ferrara: storia di un (dis)servizio pubblico pt.1


[Il seguente articolo di approfondimento si compone di due parti per favorirne la lettura]

Accade nel 2013 che in assenza di mezzi di trasporto privato (vedi "automobili") alcune piccole città della Nuova Zelanda, in termini di tempo, risultino più difficilmente raggiungibili dalla loro capitale (90 km di distanza) di quanto non lo sia Auckland da Sidney ( 1300 km di distanza) nonostante la distanza effettiva sia molto più favorevole al primo caso. Quando questo accade si può parlare di distanza relativa.

Il sistema di trasporto pubblico che raggiunge la nostra zona è costituito da Apam (gomma) e TPER -ex FER- (rotaia) e anche da noi (Pegognaga, Quistello, San Benedetto Po) nei giorni festivi, da sempre accade che, - dimenticando per un attimo i normali disservizi incendiari e ritardi, l'incuria e la scarsità dei mezzi-, i mezzi di trasporto pubblico su gomma sono addirittura inesistenti. Alla luce di questo fatto se provassimo a ridisegnare la cartina geografica della nostra zona in base alle distanze relative, ci accorgeremmo che sarebbe più facilmente raggiungibile, e dunque molto più vicina in termini di mobilità sostenibile, Ferrara ( diretto,1h e 10' per 60 km) di Mantova (via Suzzara, con 1 cambio, 1h e 40' per 23km).

 Dunque mentre in Lettonia lo Stato incentiva la mobilità sostenibile con il trasporto gratuito, qui da noi c'è un'endemica noncuranza di cui a fare le spese sono sempre i soliti noti (studenti, lavoratori, pensionati) che si spostano su mezzi che risalgono anche agli anni '80. È ormai un segreto di Pulcinella quello che dagli anni '50 fino ad oggi, i vari governi non si sono mai preoccupati di garantire buoni trasporti pubblici gratuiti attraverso un saggio utilizzo delle tasse (il biglietto che ci chiedono di pagare copre circa un terzo delle spese): già dagli anni della motorizzazione di massa lo stato doveva garantire gli interessi delle poche famiglie che (influenzavano la politica e) producevano auto in Italia, investendo più di duemila miliardi per la costruzione di autostrade e contemporaneamente non più di un decimo per l'intero trasporto pubblico nazionale.
SENZA VERGOGNA: uno Stato che non sostiene i trasporti ma finanzia la guerra nuoce a tutti, anche alla verità

È un problema che dunque arriva da lontano e denota anche un grave problema culturale: abituàti a questo comportamento per almeno cinquant'anni, ora usiamo la macchina per tutto e la media auto/abitanti è una delle più alte d'Europa. Per contro, nelle nazioni dove il servizio pubblico funziona bene è normale utilizzarlo frequentemente e questo denota incontestabilmente come le politiche industriali educhino anche a modello di comportamento differenti. Più comprendiamo questo carattere "storico" dell'irresponsabilità statale, più ci rendiamo conto di come un disservizio che noi crediamo locale, apra una voragine nel tempo (è un problema di diverse generazioni di utenti e politici) e nello spazio (è un problema del sistema di trasporto nazionale).

Nonostante infatti lo Stato abbia delegato la gestione dei trasporti alle regioni e alle province, il rubinetto dei soldi è sempre stato in mano al primo che usa gli enti intermedi, sempre più spesso pubblico(nel nome)-privato(nei fatti), per fare il lavoro "sporco" di tagli (di linee e corse), aumenti (dei biglietti e abbonamenti), cosa in cui si sono dimostrati fin troppo zelanti nell'applicazione e cattivi predicatori (vedi alla voce "Infrastrutture e trasporti") alla luce di quanto fatto a metà mandato.

[qui pt. 2]